Approvazione dei criteri di massima per il triennio 2019-2021 da adottare negli scrutini per merito comparativo per le promozioni alle varie qualifiche delle carriere dei funzionari della Polizia di Stato

Si riporta il testo della lettera inviata al Sig. Capo della Polizia:

“Egregio Sig. Capo della Polizia,

con nota del 27 novembre u.s., ai sensi dell’art. 27 D.P.R. 164/2002, l’Ufficio per le relazioni sindacali ha trasmesso alle OO.SS. la proposta redatta dalla Direzione Centrale per le Risorse Umane ed inerente i criteri in oggetto indicati.

Il contenuto di tale proposta ci ha lasciato a dir poco perplessi, al punto da indurci a non rispondere al detto Ufficio, ma chiedere il Suo autorevole intervento.

Ma a parte la normale dialettica sindacale, il motivo per cui oggi siamo a scriverLe è perché oggi più che mai i Dirigenti della Polizia di Stato hanno bisogno del Suo sostegno, oggi più che mai i Colleghi hanno bisogno che il loro Capo, in cui tutti ci riconosciamo, intervenga in maniera forte sulla Direzione Centrale per le Risorse Umane, affinché la proposta in argomento venga ritirata ed i criteri per gli scrutini dei dirigenti vengano riformulati.

E questa, Sig. Capo della Polizia, non la intenda come una normale istanza, ma come un’accorata richiesta di aiuto che Le rivolgono le donne e gli uomini della classe dirigente della Polizia di Stato e che siamo certi Lei non lascerà cadere nel vuoto.

Lei, Sig. Capo della Polizia, ha avuto la lungimiranza e la capacità di traguardare l’Amministrazione verso obiettivi inimmaginabili e, per fare solo alcuni esempi, ha vinto ogni resistenza riuscendo a far riconoscere la funzione identitaria della Polizia di Stato, con l’introduzione dei nuovi distintivi di qualifica.

Ha avuto la capacità di riorganizzare le Questure e, a breve, anche tutti gli altri uffici territoriali, riuscendo a fornire, per la prima volta, un quadro obiettivo dell’importanza degli Uffici, basato non su semplicistici criteri geografici, ma su una pesatura dell’attività da questi espletata.

Potremmo poi parlare del progetto, in fase di ultimazione, di riorganizzazione del Dipartimento e che prevede, per la prima volta nella storia, l’individuazione di una dotazione organica.

E tanto altro potremmo dire per significare quanto sia cambiata la Polizia di Stato negli anni sotto la Sua guida.

Ma di fronte a una simile, anzi epocale, ondata di cambiamenti, eravamo certi che si sarebbe certamente definito con accuratezza il percorso di carrieradi Funzionari e Dirigenti e che l’ormai prossima entrata in vigore dell’art 10 del D.P.R. 334/2000, così come modificato dal D.Lgs. 95/2017 sul c.d. percorso di carriera, sarebbe stato lo spunto per una serie di riflessioni costruttive e finalizzate a dare certezze al ruolo ed alle persone che indossano una divisa e sulle cui spalle vengono giornalmente riversate responsabilità, ma ciò non è avvenuto.

La Direzione Centrale per le Risorse Umane ha invece predisposto un documento che non solo non lascia intravedere segnali di cambiamento, ma ha addirittura confezionato una proposta che consiste in un semplice “aggiustamento” della disciplina precedentemente vigente.

Un documento che, incredibile a dirsi, vanifica i sacrifici dei Colleghi che si rendono disponibili alla mobilità e ingigantisce a dismisura la discrezionalità dell’Amministrazione, al punto da trasformarla in arbitrio assoluto.

E la cosa ci stupisce molto, perché eravamo certi che, allo scadere del periodo temporale stabilito per i precedenti, sarebbero stati emanati nuovi criteri del tutto differenti dal passato e certamente caratterizzati da regole certe e trasparenti, finalizzate a creare un vero percorso di carriera, dove chi ha accettato i sacrifici derivamenti dai trasferimenti, si vedesse riconosciuta tale disponibilità.

E non ci siamo mai sognati di chiedere l’eliminazione della discrezionalità, perché, con lo spirito di responsabilità che ci contraddistingue, ci rendiamo perfettamente conto che un giusto esercizio della discrezionalità consente all’Amministrazione di premiare i più meritevoli.

Invece sono stati semplicemente ripresentati i criteri in vigore fino al 2018, apportando alcune modifiche finalizzate ad adeguarli a quanto introdotto dal D.Lgs 95/2017 ed in cui appare un dato assolutamente intollerabile, la mera cancellazione della valutazione della mobilità.

E’ accaduto infatti, che non solo la  categoria V, cioè quella ove si annida la discrezionalità dell’Amministrazione, sia rimasta inalterata nel punteggio, cioè 24 punti a fronte dei 100 complessivi massimi, ma che con un semplice tratto di penna, dalla sottocategoria 5b sia stata eliminata la necessità di tenere in considerazione “ tra l’altro, anche il profilo della mobilità quale risulta da tutte le sedi di servizio e gli incarichi ricoperti”.

E quindi, con una semplice riga,sono stati eliminati la disponibilità, le capacità e i sacrifici umani, personali, familiari ed anche economici che hanno subito tantissimi dirigenti, i quali hanno sacrificato affetti e non hanno potuto veder crescere i figli o li hanno costretti ad abbandonare amici e vita relazionale.

Colleghi che non hanno potuto assistere i propri genitori quando divenivano anziani ed hanno sostenuto spese importanti nel nome dello spirito di servizio e di quel senso di appartenenza che tanto rivendichiamo, ma certamente nel convincimento che tali sacrifici avrebbero generato un giusto riconoscimento, che però oggi, più che mai, viene loro negato con un semplice quanto inopportuno tratto di penna.

Ma sia ben chiaro che  quanto sopra indicato non sta a significare che non abbiamo a cuore chi non ha dato o non ha avuto necessità di dare disponibilità alla mobilità, ma ciò che è assolutamente necessario è l’adozione di un criterio chiaro e trasparente che differenzi le due posizioni, dando un riconoscimento aggiuntivo a chi la mobilità l’ha accettata.

Ma anche le schede relative alla valutazione dei titoli sono purtroppo indicative di un’attenzione non adeguata.

Prendendo ad esempio tutti i ruoli, non si può pensare che l’assunzione della responsabilità di Datore di Lavoro ai sensi del D.Lgs. 81/08 possa valere 0,10, cioè lo stesso punteggio che viene attribuito per una semplice docenza.

E questo perché la mole di lavoro e le responsabilità, anche di carattere civile, patrimoniale e penale che incombono sul datore di lavoro, meritano certamente una valutazione del tutto differente.

Poi, parlando dei Colleghi tecnici, non sono stati previsti punteggi aggiuntivi per la partecipazione alle Commissioni di Collaudo e/o di Aggiudicazione in qualità di componente o di presidente. E ciò nonostante  detta attività assuma un rilievo molto importante per il ruolo tecnico, per le enormi responsabilità, di derivazione tecnica ed amministrativa,  che i Colleghi si assumono anche in relazione agli importi delle varie gare che vengono bandite, il tutto per il migliore funzionamento dell’Amministrazione.

In altre Amministrazioni queste attività vengono svolte da professori universitari mentre da noi, in considerazione del fatto che la nomina viene fatta dal Direttore Centrale, esse non sono suscettibili di alcuna valutazione.

Inoltre, dal complesso delle disposizioni in esame non si comprende il reale peso delle osservazioni che accompagnano la trasmissione delle relazioni dirigenziali dagli Uffici periferici a quelli centrali e quindi all’esame della Commissione per la Progressione in Carriera, quasi che le stesse possano essere tranquillamente disattese ovvero non considerate.

E quindi non si capisce se, ad esempio,  la lettera di segnalazione del proprio Questore abbia un significato obiettivo.

Non si può nemmeno sottacere che non sia stato adeguatamente valutato il corso di alta formazione dirigenziale presso la Scuola Interforze, che prevede una serie di impegni formativi (master, pubblicazioni, corso d’inglese) diversamente dai vari corsi di durata e valore certamente non paragonabili, ai quali viene  invece attribuito un singolo punteggio.

E allora, Sig. Capo della Polizia, un’Amministrazione che sotto la Sua guida è stata capace di “pesare” l’importanza di Questure ed uffici territoriali e determinarne nuovi assetti ed organici e che sta, per la prima volta nella storia, definendo gli organici del Dipartimento, non può pensare di riproporre criteri superati ed inadeguati e men che meno modificarli a svantaggio di chi ha accettato qualsiasi incarico l’Amministrazione gli ha conferito, anche quando questo ha significato mobilità.

Ci si attende, invece,  che l’Amministrazione riveda completamente i criteri ipotizzati,  elaborando una proposta nuova e dai contenuti completamente diversi, che però non prescindano da una attenta e preliminare indicazione sulla “pesatura” degli incarichi ricoperti dai Dirigenti e da una precisa indicazione del valore attribuito alla direzione di ogni ufficio ed all’assunzione di incarichi ai quali corrisponde la mobilità, qualora venga disposta non per ragioni personali ma d’ufficio.

E’ assolutamente necessario che l’Amministrazione scriva a chiari lettere il valore delle responsabilità e degli incarichi, affinché i Colleghi sappiano se la dirigenza di un Ufficio del Personale equivale a quella di un ufficio investigativo e se la dirigenza di una divisione di un servizio abbia la stessa importanza della dirigenza di una divisione di una Questura, per esempio.

E allo stesso modo i colleghi, sempre per esempio, hanno diritto di sapere se la messa in disponibilità o l’assumere la funzione di Consigliere Ministeriale possano paragonarsi ad incarichi di responsabilità di uffici e di che livello.

Ma questo, come detto, per amore di tutti ma soprattutto della trasparenza e delle regole, che non possono mancare in chi è tenuto, per obblighi assunti con il giuramento, a fare rispettare.

Questo, signor Capo della Polizia, Le chiedono i Dirigenti della Polizia di Stato, delle cui necessità noi ci facciamo portavoce.

Nella consapevolezza della Sua consueta attenzione e nella certezza che Ella non renderà vana questa accorata richiesta, si porgono cordiali saluti.”